3.3 L’Ottocento, secolo di innovazioni
L’Ottocento fu per Siena un periodo di crisi economica e demografica molto forte, ma fu anche il secolo durante il quale molte personalità illuminate cercarono di portare progresso e novità in città nei rispettivi campi di interesse. Galgano Parenti fece conoscere Siena in tutto il mondo attraverso i suoi panforti, Giovanni Caselli, inventò il pantelegrafo, antenato dei moderni fax, Policarpo Bandini, promosse la modernizzazione dei trasporti senesi con la costruzione della ferrovia Siena-Empoli insieme all’ingegnere Giuseppe Pianigiani, Tommaso Pendola portò Siena ai vertici dell’insegnamento ai sordomuti, Carlo Livi, infine, spinse verso la nascita di un moderno ed efficiente manicomio che adottasse nuovi tipi di terapie.
Galgano Parenti
Antica Farmacia del Campo – Il Campo, 26
Nel 1829 Giovanni Parenti fondò la sua fabbrica di panforti nella farmacia di Piazza del Campo, portata poi avanti dal figlio Galgano, che iniziò a far decorare la glassa sopra al popolare dolce con vedute e monumenti di Siena.
Dalla fine dell’Ottocento furono i principali pittori e decoratori della locale Accademia di Belle Arti a realizzare le decorazioni per i panforti, ora dipinte sulle scatole che li contenevano per la commercializzazione. Questa usanza portò l’immagine della città in tutto il mondo e contribuì al successo turistico di Siena.
All’interno della farmacia sono stati conservati gli arredi d’epoca e sui vetri delle scansie per le medicine campeggiano ancora i ritratti di Giovanni e Galgano Parenti, nonché la scritta “Fabbrica di Panforte”.
Policarpo Bandini e Giuseppe Pianigiani
Chiesa di San Giuseppe e Via Duprè, 103
Policarpo Bandini fu una personalità eclettica, si laureò in farmacia e studiò scienze naturali, ma la sua dote fu possedere notevolissime doti imprenditoriali. Politico abile, fondò nel 1840 la Banca Senese e si adoperò per la tutela delle classi meno abbienti, con la creazione di uno dei primi asili infantili a Siena. La sua più grande opera però per la modernizzazione di Siena fu la creazione della Società Anonima della Strada Ferrata Centrale Toscana, volta alla realizzazione di una linea ferroviaria Siena-Empoli. Per questo ebbe l’aiuto fondamentale di Giuseppe Pianigiani, anche lui senese e ingegnere esperto nella materia. I lavori furono dispendiosi e complessi, ma gli ostacoli furono brillantemente superati, tant’è che la linea ferroviaria senese continua ad essere quella del tempo. Nella chiesa della Contrada Capitana dell’Onda c’è una lapide che ricorda il suo operato.
Tommaso Pendola
Via Tommaso Pendola, 37
Padre scolopio, arrivò a Siena nel 1821, come professore presso il vicino Collegio Tolomei. Ben presto si interessò all’educazione dei sordomuti, fino ad allora lasciati completamente privi di istruzione. I metodi che mise in atto furono tra i più innovativi dell’epoca, come il metodo orale. In breve tempo l’Istituto per i Sordomuti da lui fondato divenne un polo di riferimento per la materia a livello nazionale e si occupò anche dell’inserimento dei ragazzi nel mondo del lavoro, con la creazione, ad esempio, di una tipografia attiva per lungo tempo.
Giovanni Caselli
Via Banchi di Sotto, 17
Come ricorda una targa sulla facciata dell’edificio, qui nacque Giovanni Caselli, inventore del pantelegrafo. Caselli studiò fisica a Firenze e condusse i suoi studi lontano da Siena, alla ricerca di finanziamenti per la più importante delle sue invenzioni, un sistema di trasmissione di testi e grafica che chiamò pantelegrafo, antenato dei moderni fax.
Nel 1867, Caselli tornò a Siena, dove ebbe l’incarico di direttore delle scuole comunali e molti dei suoi documenti sono oggi conservati presso la Biblioteca Comunale degli Intronati.
Carlo Livi
Via Roma, 56
Fin dal 1818 Siena ebbe un suo manicomio per la contenzione dei cosiddetti “pazzerelli”, situato all’interno dell’antico convento di San Niccolò e gestito in maniera tradizionale dalla Società di Esecutori di Pie Disposizioni, una delle più antiche Compagnie laicali senesi.
Nel 1858 fu chiamato a dirigere il manicomio Carlo Livi, medico privo di una specifica preparazione psichiatrica. Per questo egli visitò per diversi mesi le strutture manicomiali italiane, tornando con la consapevolezza che i malati non dovessero essere solo contenuti, ma anche curati.
Per questa ragione chiese che il manicomio senese fosse profondamente rinnovato anche nelle sue strutture, spingendo alla scelta del grande architetto Francesco Azzurri e alla creazione di un manicomio a padiglioni diffusi. La dislocazione in una vasta area di terreno di zone per il lavoro, lo svago e la cura avrebbe infatti, a suo avviso, facilitato una vita più vicina alla normalità dei pazienti e quindi una loro guarigione. Per anni, grazie alle intuizioni di Livi, il manicomio di Siena fu considerato tra quelli più all’avanguardia in Italia.
Testi a cura di: Martina Dei
Coordinamento editoriale: Elisa Boniello e Laura Modafferi
Foto: Archivio Comune di Siena, Sabrina Lauriston e
Leonardo Castelli
Grafica: Michela Bracciali