Vista su Piazza del Campo a Siena

3.7 I mestieri di un tempo nella città di oggi

Il Campo è stato per secoli il centro della vita e dell’economia senese, attestato nelle fonti come zona di mercato fin dal 1169. Qui infatti dal Medioevo si svolgeva il mercato giornaliero e quello settimanale, detto mercato grande, quando, anche da fuori città arrivavano uomini e merci.

La piazza veniva organizzata in settori, regolati secondo quella che oggi chiameremo categoria merceologica, in modo da dare ordine alla vendita e all’acquisto. Nel mercato grande soprattutto erano presenti numerosi artigiani, dai cuoiai, ai rigattieri (venditori di oggetti usati), dalle treccole, che vendevano prodotti della campagna al minuto, ai venditori di stoffe o di carni.

Nel tempo alcune attività più ingombranti o che creavano danni al decoro della piazza, furono spostate alla vicina piazza del Mercato, come ad esempio la vendita del bestiame. 

Oltre alla Piazza del Campo, anche il resto della città presentava botteghe e attività produttive, che hanno lasciato traccia di sé nel tessuto urbano moderno, attraverso i toponimi delle strade che ancora oggi ci parlano dei mestieri di un tempo.

Vicolo dei borsellai

In questo vicolo, chiamato anche Chiasso Bujo, perché completamente coperto, erano presenti le botteghe di coloro che producevano e vendevano le borse, oggetti molto importanti nella vita quotidiana, dal momento che le vesti nel Medioevo erano sprovviste di tasche. Vicino a questo vicolo si trova il vicolo dei Pollaioli, dove erano dislocati i venditori di pollame.

Costarella dei barbieri

È uno degli affacci più suggestivi sul Campo. Nel corso del Trecento nei dintorni di questa zona, vi erano probabilmente diverse botteghe di barbiere, dove, oltre a barba e capelli, potevano essere sistemati problemi anche di natura “medica” con piccoli interventi chirurgici.

Via Beccheria

Anticamente il beccaio era colui che commerciava la carne di becco, cioè di caprone. L’appellativo con il tempo cominciò ad indicare anche i carnaioli o macellai in genere. Le attività di macellazione furono dal Comune di Siena progressivamente allontanate dal centro cittadino, per motivi igienici e anche per il cattivo odore che deriva dalla macellazione. Ancora oggi, lungo questa strada, si può vedere una lapide quattrocentesca con una testa di bue che ricorda proprio l’antica destinazione di questa strada.

Via Diacceto

Le diaccere o diacciaie erano ambienti sotterranei rivestiti da materiali isolanti realizzati per conservare la neve pressata. Il ghiaccio serviva per la conservazione degli alimenti e la vicinanza della via di Beccheria farebbe pensare ad un uso del ghiaccio nella conservazione delle carni macellate. La via poggia per la sua metà su un ponte, costruito originariamente in legno intorno alla metà del XII secolo e poi ricostruito in pietra nel 1226, ben visibile nei pressi della Costarella dei Barbieri.

Via dei Fusari

Il nome di questa strada che costeggia il Duomo, potrebbe derivare dalla presenza di artigiani che producevano i fusi utilizzati per torcere il filo di lana per la sua tessitura. Non è escluso che vi potessero essere, inoltre, attività di filatura.

Via di Città, già via Galgaria

Il secondo tratto della via di Città era chiamato Galgaria, nome derivato dal latino caliga, ovvero scarpa per i soldati. Questa zona, già dal XII secolo ospitò numerose botteghe e magazzini di calzolai e lavoratori del cuoio.

Via delle Lombarde

Nonostante il nome, per un visitatore moderno, non sembri avere rimandi ad alcuna attività lavorativa, questo vicolo è uno dei tanti a Siena che prendeva la propria denominazione dall’attività di prostituzione. Al tempo si trattava di una professione regolata da norme e per la quale era previsto il pagamento delle tasse. Lombarde era sinonimo di prostitute, perché molte delle donne che svolgevano questo mestiere veniva dal nord Italia, denominato al tempo in maniera generica Lombardia. Altre strade rimandano con ironia tutta toscana a questo mestiere, peraltro piuttosto diffuso, come via delle Vergini o via del Giglio.

Piazza del Mercato

Dopo la costruzione del Palazzo Pubblico le attività meno nobili, come la vendita del bestiame, furono spostate in questa piazza per lasciare al Campo la dignità che come cuore della città meritava.

L’edificio che sorge al centro di questa piazza, chiamato dai senesi tartarugone, fu realizzato nel corso dell’Ottocento per organizzare in maniera più ordinata e dignitosa le attività commerciali del mercato.

 

Testi a cura di: Martina Dei
Coordinamento editoriale: Elisa Boniello e Laura Modafferi
Foto: Archivio Comune di Siena e Laonardo Castelli
Grafica: Michela Bracciali

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