5.7 Dalla campagna senese il nettare degli dei

«La vita è il fiore per il quale l’amore è il miele» diceva Victor Hugo. Più prosaicamente tutti noi diciamo di una persona che è “dolce come il miele” e quando ci sposiamo andiamo in “luna di miele”. Una parola sola per esprimere la massima dolcezza e purezza proveniente dal certosino e caparbio lavoro di migliaia di piccole api industriose. E del miele la Toscana e la provincia di Siena sono ottimi produttori, rinomati in Italia e nel mondo, per vasetti che racchiudono non solo il prelibato nettare giallo-aranciato, ma anche il profumo e l’essenza di un territorio unico e incontaminato.

Il Miele Toscano si caratterizza per la sua specificità derivata proprio dal territorio, dato dall’insieme di fattori naturali e umani a cui si sommano le favorevoli condizioni ambientali che, nel tempo, hanno consentito uno sviluppo dell’apicoltura fin dai tempi degli etruschi e dei romani, sulle cui tavole il miele accompagnava il vino, condimenti e pietanze. Oltre al miele veniva prodotta anche la cera, materia prima di enorme importanza economica per i molteplici usi a cui era destinata. Molti secoli prima il faraone Ramsses II pagava i suoi dignitari con vasetti di purissimo miele; la bevanda ufficiale nell’Olimpo era l’idromele, una sorta di birra ottenuta facendo fermentare i favi nell’acqua; il poeta Virgilio era apicoltore, e prediligeva il miele di timo. Nel Medioevo il miele era molto usato nei monasteri per curare qualsiasi malanno dalla febbre alla depressione, alle scottature. E anche Maometto esortava i suoi seguaci a farne abbondante uso. Il Santo Patrono degli apicoltori e delle api è Sant’Ambrogio, vescovo di Milano.

La leggenda narra che un fanciullo mentre dormiva profondamente fu all’improvviso circondato da uno sciame d’api. Il bambino non si accorse di nulla, continuando a dormire beatamente e con la bocca spalancata. Le api allora, cominciarono ad entrare e uscire dalla sua bocca senza tuttavia disturbare il suo sonno innocente. Il padre del giovane assistette a quella scena inizialmente impaurito, ma poi capì che quell’evento racchiudeva in sé qualcosa di prodigioso e proibì alla domestica di scacciare le api. Furono gli insetti, spontaneamente, ad allontanarsi salendo in cielo, così in alto tanto da non riuscire più a scorgerle. E fu il padre, prefetto della Gallia, a prevedere e augurare al figlio un grande futuro. Quel fanciullo era Ambrogio e nella sua vita diventò governatore, vescovo, scrittore e protettore dei poveri. E, ovviamente, anche delle api.

Ma cosa è il miele? Prime tracce di apicoltura si trovano in Egitto e sono stati proprio gli antichi egizi il primo popolo a sviluppare l’apicoltura attorno al 3.500 avanti Cristo. Infatti il faraone credeva che le api fossero un segno divino e si faceva sempre raffigurare come l’ape regina. E gli egizi, che della morte avevano fatto un vero e proprio culto, riponevano piccoli vasetti in coccio colmi di miele nelle tombe dei faraoni, per accompagnare dolcemente il loro ultimo viaggio e fornir loro il nutrimento necessario. Alcune di quelle tombe riaperte recentemente dagli archeologi hanno rivelato vasetti ancora perfettamente intatti e colmi di quel nettare delizioso. Un’antica leggenda scritta su un papiro egizio conservato al British Museum di Londra, racconta che quando il dio Sole, Ra, piangeva d’amore, le sue lacrime cadendo a terra si trasformavano in miele: «E le api costruirono la loro dimora riempiendola di fiori di ogni genere di pianta; nacque così la cera ed anche il miele, tutto originato dalle lacrime di Ra».

Il miele è un prodotto strepitoso, l’unico cibo dolce che non viene manipolato dall’uomo ed è l’unico alimento prodotto interamente dagli insetti; è un alimento facilmente assimilabile, non avendo subito processi di trasformazione, e allo stesso tempo fortemente energetico, in virtù di queste specificità è stato da sempre considerato un ottimo rimedio per vari malanni.

Il processo di produzione del miele è molto semplice: tutto inizia con l’ape che, impegnata a procurarsi provviste di cibo per la sopravvivenza dell’alveare, vaga per i campi e si posa sui tanti fiori che incontra sul suo cammino. Succhiando il nettare dei fiori e le secrezioni di piante (come succede per il miele di melata), lo trasforma in miele mischiandolo con gli enzimi che produce, e lo lascia maturare nei favi dell’alveare. In questo processo, che sembra quasi magico, il ruolo dell’apicoltore è molto limitato: deve occuparsi di trasportare le api negli alveari vicino alle fioriture, raccogliere il miele che producono, lasciandone un po’ anche per la loro sopravvivenza, invasettarlo e renderlo disponibile per il consumatore finale.

In provincia di Siena il miele si produce praticamente ovunque, dai dintorni di Siena alle piccole aziende agricole di Sovicille, Buonconvento e Murlo e, grazie ad un particolare microclima, qualità eccellenti di prodotto si trovano in Valdorcia e Valdichiana. Numerosi sono anche i piccoli produttori amatoriali, che producono miele per un hobby nato esclusivamente dall’amore e dal rispetto per le api e la natura circostante. Dieci sono le varietà che si producono in provincia di Siena: millefiori, girasole, sulla, trifoglio, castagno, corbezzolo, acacia, melata, edera ed erica. Tutti i tipi di miele presentano qualità benefiche per la salute come quello d’acacia che è un antinfiammatorio per la gola ed un disintossicante per il fegato, il corbezzolo invece ha proprietà diuretiche e depurative. Il miele, dunque, non può mancare sulle tavole dei senesi, nelle colazioni di alberghi e agriturismi ed è usato anche come ingrediente sostitutivo dello zucchero in molti dolci della tradizione: dai Cavallucci ai Ricciarelli di Siena, dalla Mandorlata di Montalcino al Panforte.

Il miele è il prodotto delle api più conosciuto, ma non vanno dimenticati tutti gli altri prodotti che si possono ricavare dal lavoro certosino delle api, disponibili in commercio e nei mercatini enogastronomici che tutto l’anno animano le vie e le piazze dei borghi della provincia di Siena. Stiamo parlando di tintura di propoli, polline dei fiori, pappa reale e cera. La propoli, che può essere alcolica o non alcolica, è composta da resine e sostanze balsamiche raccolte dalle api su germogli e cortecce vegetali successivamente mescolate alla cera. È particolarmente preziosa per il suo elevato potere antibiotico e per questo è spesso usata per contrastare le infezioni respiratorie. Il polline dei fiori è anche conosciuto come ottimo regolatore delle funzioni intestinali ma agisce anche sul sistema nervoso, combattendo il nervosismo, turbe del sonno e della memoria, ed è indicato anche contro l’astenia e le carenze alimentari.

La pappa reale è considerato un miele speciale, dall’altissimo potere energetico e rigenerante. È il super cibo di cui si alimenta solo l’ape regina, secreto dalle ghiandole di alcune api operaie che lo depongono nelle celle dell’alveare dove viene deposto l’uovo che genera proprio l’ape regina. E non è un caso che, grazie a questo prezioso alimento, l’ape regina viva mediamente dieci volte più a lungo rispetto ad un’ape operaia. La pappa reale è un ricostituente naturale particolarmente indicato per i bambini, gli adolescenti e gli anziani. Infine la cera, ricavata dai piccoli coperchi (detti “opercoli”) dei favi purissima e per questo è usata per la lucidatura del legno ma anche per la produzione di profumatissime candele.

Il legame tra il miele e la Toscana, e le Terre di Siena, è sempre stato molto forte tanto che già agli inizi del ‘900 l’Accademia dei Georgofili si mobilitò per dimostrare che non solo le api non danneggiano la frutta ma sono particolarmente utili all’agricoltura. Ed è proprio dalla Toscana che, grazie a una tradizione millenaria di convivenza con le api, arrivano numerose iniziative a difesa e a promozione dell’apicoltura, tra cui la Settimana del Miele di Montalcino che si tiene ogni secondo fine settimana di settembre. Un’occasione unica per assistere al concorso internazionale dei mieli, partecipare ai laboratori e passeggiare tra gli stands dove acquistare e degustare prelibati mieli.

 

Brochure a cura di di Primamedia, Siena Testi di Susanna Danisi

Coordinamento editoriale: Elisa Boniello e Laura Modafferi

Foto: Archivio Comune di Siena Grafica: Michela Bracciali

I Comuni di Terre di Siena