6.4 Il Santa Maria della Scala e i Visconti

Esterno del Santa Maria della Scala da Piazza del Duomo

Molto, troppo spesso, si pensa che Siena sia una realtà provinciale limitata all’offerta culturale legata ai più noti simboli della città: Palio, Piazza del Campo e Duomo. Tralasciando, per un attimo, che siamo in un sito patrimonio UNESCO dal 1995 e che siamo la città in stile gotico tra le migliori conservate in Italia, Siena non ha solo il Palazzo Pubblico – sede del Comune cittadino dal 1310 –, o la meravigliosa Cattedrale – esempio unico di architettura influenzata dal Romanico e dal Gotico con un progetto unico nel suo genere – ma ha anche un ospedale nel centro storico, uno tra i più antichi in Italia: il Santa Maria della Scala.

Attualmente questo edificio non compare nella lista delle prime strutture ospedaliere della nostra Penisola, e questo perché è stato destituito del suo ruolo di ricovero a causa della sua posizione, dal momento che si trova proprio davanti la Cattedrale di Santa Maria Assunta, luogo sempre molto frequentato, specialmente in estate. Qui infatti, all’altezza di Palazzo Squarcialupi, è presente la biglietteria del complesso OPA – di cui fa parte anche il Duomo stesso –, e, anche quando il botteghino è chiuso, questo spazio è comunque gremito di turisti che da qui si affollano per cercare di accaparrarsi uno scatto rappresentativo della bellezza cui si trovano innanzi. Dal momento che gli ultimi reparti ospedalieri sono stati dismessi solo nel 1994, sono oggi ancora molti i senesi che si ricordano del Santa Maria come della clinica in cui sono stati pazienti, o dove sono andati a fare visita ad amici e parenti.

Oggi questo complesso è un museo, un luogo meraviglioso dove la storia, l’archeologia, l’arte e le più moderne attività culturali si coniugano incredibilmente. Siamo abituati a collegare il concetto di ospedale alla cura dei malati e dei degenti, ma questa è un’evoluzione piuttosto moderna della parola; la parola in effetti deriva dal latino hospitale, neutro sostantivato dell’aggettivo hospitalis, col senso di ospizio o alloggio per forestieri, e, in generale, ricovero/asilo per poveri o per anziani

Partendo quindi dal presupposto che non stiamo qui parlando di degenti, bensì di forestieri, cosa hanno mai a che fare dei viaggiatori con Siena? Beh, non so se vi è giunta voce, ma si dà il caso che la città sorga sulla via Francigena, quella via di pellegrinaggio che collegava l’Inghilterra con Roma. Per via degli innumerevoli pellegrini e viandanti che sono passati dalla nostra città durante i secoli, si può ben comprendere l’importanza del ruolo svolto dal Santa Maria

della Scala, edificato come luogo per ospitare e nutrire i forestieri prima che ripartissero alla volta del Sud – o del Nord – dell’Europa.
Il nucleo originale della struttura, oggi ben riconoscibile anche dall’esterno, aveva un tempo una cappellina e una piccola zona adiacente per il ristoro, detta il Pellegrinaio; all’inizio della sua storia, il complesso era gestito dai Canonici del Duomo, anche se ben presto la gestione passò in mano ad una comunità autonoma dalla Cattedrale.

La prima struttura sembra risalga alla fine del XII-inizi del XIII secolo; è di grande interesse scoprire comunque che le fonti storiche attestano che il terreno sul quale sorge era probabilmente una struttura termale di età romana. Proprio quel primo nucleo, ubicato ad un livello più basso rispetto a dove ora sorge la piazza del Duomo, divenne poi la lavanderia dell’ospedale ed è oggi ancora visibile nell’attuale zona archeologica del museo. Dalla seconda metà del Duecento, davanti al primo Pellegrinaio, vi fu creato il cimitero dei pellegrini e, dalla fine del secolo invece, vediamo nascere una struttura adibita alricovero dei gittatelli. Chi erano costoro?

Si trattava di tutti quei bambini che non ebbero la fortuna di avere una famiglia, dato che, nella maggior parte dei casi, i genitori non riuscivano a mantenerli e, per questo motivo, venivano affidati all’orfanotrofio dell’ospedale. Questo genere di struttura era comune in tutte le grandi città europee, come ad esempio nel caso del più noto – sebbene più tardivo – Ospedale degli Innocenti di Firenze.

Il Santa Maria della Scala s’ingrandì durante i secoli, fino a raggiungere la monumentalità attuale; osservandolo da piazza del Duomo, si può avere un’idea delle dimensioni di questo grande complesso. Tuttavia, è solo raggiungendo il Fosso di Sant’Ansano, ovvero la parte retrostante, che si rimane ancora più impressionati delle dimensioni. Per comprendere appieno la magnificenza del luogo invece, oltreché la sua imponenza, è necessario fare una visita dell’interno; la soglia d’ingresso può essere varcata dal corpo del Palazzo Squarcialupi, lì dove oggi troviamo la biglietteria.

Questo itinerario è dedicato alle strutture del Santa Maria che sono state costruite nel XV secolo, la fase storica più significativa per quanto riguarda le commissioni artistiche dell’edificio: è infatti in questo periodo che viene realizzato il grandioso ciclo di affreschi del Pellegrinaio maschile, vero e proprio manifesto delle attività dell’ospedale.

 

Ingresso: la biglietteria

Il primo ambiente che il visitatore trova entrando è un grande spazio un tempo adibito a Pellegrinaio femminile. Al di sopra dell’angolo in cui vi sono le casse della biglietteria si possono ammirare degli affreschi su cui il tempo non è stato clemente, fra i quali si può riconoscere la Crocifissione e l’Orazione nell’Orto della cerchia di Bartolo di Fredi, e la Madonna della Misericordia con la Trinità fra i santi Giovanni e Lorenzo, di Martino di Bartolomeo — artista rappresentante della scuola senese dei primissimi decenni del XV secolo ― autore in città di diverse opere a tema religioso, oltreché coautore, assieme a Spinello Aretino, del ciclo dedicato al papa Alessandro III nella Sala di Balia del Museo Civico.

La Sacrestia Vecchia

Proseguendo nel percorso museale, sulla destra del corridoio principale si accede all’ambiente della Sacrestia Vecchia, usata a tale scopo dai canonici dell’adiacente chiesa della Santissima Annunziata che qui vi custodirono anche importanti reliquie che l’ospedale acquistò da Costantinopoli nel 1358, tra cui vi sarebbe stato anche uno dei chiodi della croce di Cristo.

Può sembrare inappropriato usare il termine “comprare” quando si parla di Sacre Reliquie, ma è proprio ciò che avvenne alla metà del secolo, a dieci anni dalla terribile pestilenza nota come Peste nera che aveva decimato la popolazione di mezza Europa. Siena necessitava di quello che, sotto certi aspetti e senza sminuire la sua sacralità, si può ritenere un atto di promozione; era necessario invogliare i viandanti e i pellegrini a fermarsi in città, così da pregare e lasciare offerte al luogo dove si trovavano questi preziosi oggetti fatti arrivare dalla città del Bosforo.

Sul lato sinistro della Sacrestia è possibile ammirare la Madonna del Manto di Domenico di Bartolo, datata al 1444 e realizzata per la vicina Cappella del Manto — dalla quale venne staccata a massello — e qui collocata nel 1610.

Ai lati dell’opera posta sotto al baldacchino d’ispirazione classica, si vedono le parti mancanti dell’affresco, recuperate dalla scialbatura nei lavori di restauro degli anni settanta del secolo scorso.

Domenico di Bartolo è uno di quei pittori senesi che, nato in un ambiente artistico ancora improntato sugli stilemi gotici, fu tra i primi ad aggiornarsi sulle novità rinascimentali fiorentine, introducendo nella pittura senese la prospettiva e il senso della monumentalità. Alzando poi lo sguardo verso l’alto, si può ammirare il soffitto e le lunette integralmente affrescati con il Simbolo Apostolico da Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta.

Il Pellegrinaio

Eccoci ora nell’ambiente del Pellegrinaio, meravigliosamente affrescato da Domenico di Bartolo, Priamo della Quercia e il Vecchietta negli anni quaranta del Quattrocento. Grazie a dei pannelli, è possibile immaginare come dovesse apparire questo luogo adibito a corsia ospedaliera fino a qualche decennio fa, tra letti di degenza, scattanti infermieri e colti dottori.

Nonostante le diverse mani che contribuirono alla decorazione di questo ambiente, è visibile una certa organicità nell’insieme il cui tema portante è la vita e le attività dell’ospedale. La notevole qualità degli affreschi qui visibili evidenzia una volontà di autoreferenzialità dei committenti che, affrancatasi come si è detto dai canonici del Duomo e legati direttamente al Comune di Siena, volevano comunicare il prestigioso ruolo che ormai rivestivano nel tessuto urbano di Siena.

Sono questi gli stessi anni in cui comincia a prendere piede una leggenda circa l’esistenza di un santo fondatore dell’ospedale, il beato Sorore, un uomo pio che, grazie ad un sogno – forse suo, forse della madre –, ebbe l’ispirazione per fondare uno Spedale per il ricovero dei bisognosi.

Le scene rappresentate sono dieci in totale, cinque per lato, quasi integralmente dipinte da Domenico di Bartolo, ad eccezione delle due poste nell’ultima campata in fondo, realizzate da Achille Crogi e Giovanni di Raffaele Navesi – a seguito dei successivi ampliamenti strutturali –, una ad opera di Priamo della Quercia, fratello del più famoso Jacopo, e infine una realizzata dal Vecchietta.

Oltre all’affresco e ai lavori sopra citati, il Vecchietta realizzò anche un magnifico ciborio bronzeo, fratello di un altro conservato all’interno della Cattedrale.

L ’Arliquiera

L’Arliquiera (armadio dipinto contenente reliquie) altra opera del Vecchietta prima citato, venne dipinta nel 1445 e fu commissionata dall’Ospedale per contenere le reliquie fatte arrivare da Costantinopoli.
Fra i volti dei personaggi religiosi che compaiono in questa tavola dorata è possibile riconoscere quelli delle grandi personalità senesi, fra cui il beato Andrea Gallerani, il beato Ambrogio Sansedoni, san Bernardino, il beato Agostino Novello; tra questi compare anche il beato Sorore.

Chiesa della Santissima Annunziata

Da un vano posto dietro l’Arliquiera si può accedere alla Chiesa della Santissima Annunziata, altra creazione architettonica quattrocentesca, costruita in sostituzione della primordiale chiesina – divenuta ormai troppo piccola per l’ospedale – che attualmente svolge il ruolo di cappella invernale della Cattedrale. Qui si può ammirare, nella zona absidale, un meraviglioso affresco di Sebastiano Conca, datato al 1731, che raffigura la Piscina probatica, un capolavoro di tutta la pittura tardo barocca sia per l’ottima esecuzione, sia per il suo intrigante effetto ottico. Il Santa Maria si sviluppa su diversi livelli, alcuni sopraelevati – come il lato prospiciente il Duomo –, altri sotterranei, come ad esempio l’Oratorio di Santa Caterina della notte.

L’oratorio di Santa Caterina della Notte

Lasciato il livello della Chiesa dell’Annunziata e del Pellegrinaio, si raggiunge il piano inferiore tramite una scalinata; qui troviamo l’Oratorio di Santa Caterina della notte, ambiente che avrà tale denominazione sempre nel nostro beneamato Quattrocento, periodo in cui si prende coscienza del ruolo rivoluzionario avuto dalla santa senese Caterina Benincasa nel secolo precedente; la denominazione “della notte” sembra faccia riferimento al fatto che qui la santa era solita addormentarsi, sfinita com’era, dopo essersi presa cura dei più bisognosi per tutto il giorno.

L’ambiente come lo vediamo ora è frutto di superfetazioni sei-settecentesche che lo hanno trasformato in un oratorio dal gusto un po’ grottesco, secondo la moda propria di quel periodo; sotto l’arco di ingresso è in effetti ben visibile un teschio a mo’ di memento mori, traducibile letteralmente con “ricordati che devi morire”, posto lì a ricordo della frivolezza e caducità della vita terrena, piccola parentesi nella lunga esistenza dell’anima.

Fonte Gaia

Il nostro tour all’interno dell’Ospedale termina proprio qui, di fronte a Fonte Gaia. No, non dobbiamo andare in Piazza del Campo, lì troveremmo solo la copia ottocentesca realizzata da Tito Sarrocchi, in sostituzione dell’ormai danneggiata originale quattrocentesca qui conservata. Grazie a questo allestimento è possibile osservare come il Sarrocchi abbia realizzato dei calchi in gesso sui rilievi originali di Jacopo della Quercia, per assicurarsi di proporre una copia il più fedele possibile all’originale.

Da alcune cronache locali sappiamo che la fontana di Jacopo della Quercia, ultimata nel 1419, già dal secolo successivo iniziava a mostrare segni di scalfitura ad opera degli agenti atmosferici; di fatti, quelle che qui vedete sono le formelle come apparivano nel 1859, quando venne decisa la sostituzione.

Tutto ciò che non era possibile riprodurre fedelmente, perché troppo danneggiato dall’usura dal tempo, è stato ricreato dal Sarrocchi anche in base al suo personale gusto. Nonostante lo stato frammentario, i rilievi originali di Jacopo della Quercia sono in grado di evocare grande fascino; oltre a ciò, in questo spazio espositivo è possibile ammirare due statue originali che non sono state realizzate nella copia ottocentesca, ovvero, le figure di Rea Silvia e Acca Larenzia. Quest’ultima è la statua meglio conservata e rappresenta la leggendaria madre adottiva dei gemelli Romolo e Remo; la figura di Rea Silvia risulta invece più frammentaria a causa dei danni che gli furono provocati nel 1743 durante un Palio in Piazza del Campo, quando uno spettatore vi si arrampicò per vedere meglio la competizione, provocandone la caduta e quindi la rottura in più pezzi.

Essa rappresenta la vestale che la tradizione antica descrive come la madre biologica dei fondatori di Roma.
Ma come mai il titolo di questo itinerario riporta: “Il Santa Maria della scala e i Visconti”? Nei nostri svariati tentativi di non sopperire all’ ingombrante dominio dei Medici di Firenze, fra i vari signori interpellati si chiese aiuto anche a Milano. Quello che accadde verso la fine del Trecento fuche Gian Galeazzo Visconti venne a Siena, con la promessa di proteggerla, e non di sottometterla come di fatto poi avvenne. Dalla sua permanenza in Toscana, Gian Galeazzo non tornò a Milano a mani vuote: questo ospedale gli rimase particolarmente nel cuore, tanto da commissionare ad Antonio di Pietro Averlino detto il “Filarete” la Ca’ Granda – l’ospedale Maggiore di Milano – ad ispirazione del nostro Santa Maria della Scala. Si conclude qui questo itinerario dedicato ad uno dei monumenti più importanti della storia medievale e rinascimentale da vedere in terra di Siena.

Testi a cura di Ambra Sargentoni (Ambra Tour Guide) Coordinamento editoriale: Elisa Boniello e Laura Modafferi
Foto: Archivio Comune di Siena, Leonardo Castelli, Bruno Bruchi, Sabrina Lauriston
Grafica: Michela Bracciali

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