6.8 L’Osservanza: una tomba e una pergamena

Basilica dell’Osservanza

A pochi passi dal centro storico di Siena, sul vicino colle della Capriola, sorge la Basilica dell’Osservanza, compiuto esempio di architettura rinascimentale nella nostra città. La posizione di questa chiesa, esclusa fisicamente dai convenzionali percorsi turistici tra i monumenti senesi, fa sì che essa sia quasi del tutto sconosciuta ai visitatori, se non addirittura ai senesi stessi.

A questa basilica si legano molti dei fatti e dei personaggi, facendone un luogo centrale nella storia del Quattrocento senese. Il primo fra questi, particolarmente connesso alla Basilica, tanto da poterlo definire il fondatore, è san Bernardino da Siena. L’edificio fu dedicato al predicatore senese – così come l’oratorio cittadino che riporta il suo nome. Andiamo ora a riprendere alcune tappe della sua vita, per comprendere meglio la connessione con la Basilica dell’Osservanza.

Nella parentesi fra il 1403, anno in cui prende i voti, e gli anni venti dello stesso secolo – quando cioè la sua fama crebbe a tal punto da essere ritenuto pericoloso –, Bernardino ricevette in dono dall’Ospedale del Santa Maria della Scala il Romitorio di Sant’Onofrio alla Capriola, presso l’omonimo colle nei pressi di Siena. Questo sarà il luogo che il Nostro sceglierà per introdurre in città, la regola riformata dei Frati francescani Osservanti. Come abbiamo già anticipato, Bernardino è un grande viaggiatore: grazie alle sue predicazioni e alla sua fama, egli verrà accolto in molte città dell’Italia centro-settentrionale, arrivando ad essere nominato commissario dell’Osservanza “per l’Italia superiore e media”. Guadagnando addirittura la stima di Filippo Maria Visconti, egli riceverà come dono dal duca di Milano un convento cittadino – quello di Sant’Angelo – che da quel momento divenne lasede milanese della Riforma osservante. Seppur sempre in giro per la Penisola, egli non dimenticò certo Siena: nell’anno 1425 si dedicò quasi esclusivamente a tenere sermoni in Piazza San Francesco e in Piazza del Campo; il ricordo di quegli eventi ci è stato tramandato dalle rappresentazioni dell’artista senese Sano di Pietro, il quale dipinse due tavole con le prediche bernardiniane – oggi conservate presso il Museo dell’Opera del Duomo – in cui, oltre ad avere la testimonianza preziosa dell’aspetto originario del Palazzo Pubblico e della Basilica di San Francesco, è possibile anche notare l’impressionante quantità di persone che accorreva ad ascoltare i monologhi del frate, una folla tanto grande che non c’era chiesa a Siena che la potesse contenere.

Divenne talmente influente e carismatica la sua presenza che il comune decise di riformare gli statuti cittadini inserendovi alcune sue prescrizioni.

Un segno tuttavia più visibile della sua influenza a Siena lo vediamo oggi nella pedissequa presenza del monogramma IHS sugli edifici pubblici cittadini, a cominciare dalla facciata dello stesso Palazzo Pubblico, fino agli archi delle porte cittadine.

Dopo una nuova fase di viaggi per le città, nel 1429 Bernardino tornò a Siena per rimanere in ritiro. Di san Bernardino si ricorda anche l’accusa di cui fu vittima e la conseguente assoluzione da parte di papa Eugenio IV; per tale accusa non fu solo denunciato presso la corte pontificia, ma anche all’imperatore Sigismondo III di Lussemburgo. Durante il suo viaggio verso Roma, il sovrano fece una lunga sosta a Siena, in attesa di avere la convocazione ufficiale dal pontefice Eugenio IV.

Nel 1433, dopo essere stato assolto dalle accuse di eresia, Bernardino accompagnò l’imperatore Sigismondo a Roma, dove il 31 maggio 1433 il sovrano ricevette dal papa la corona del Sacro Romano Impero.

Nel 1438 Bernardino venne nominato Ministro generale sopra gli Osservanti d’Italia, dopo che egli aveva più volte rifiutato ruoli di spicco all’interno della gerarchia ecclesiastica. Come già riportato nel libretto precedente, l’Albizzeschi morì nel 1444 durante uno dei suoi viaggi, mentre si trovava all’Aquila. Pur morendo lontano da Siena, nella Basilica dell’Osservanza si conservano oggi alcune sue memorie, tra cui una delle tavolette di legno col monogramma da lui utilizzate durante le prediche.

Come impulso alla promozione del culto di Bernardino, nel 1477 si diede inizio ad una ristrutturazione della basilica senese su progetto diFrancesco di Giorgio Martini, un’artista – come già si diceva nel secondo capitolo – tra i più significativi della seconda metà del Quattrocento a Siena, e non solo. È a questo punto del mio racconto che si inserisce il secondo personaggio connesso alla Basilica dell’Osservanza e di cui già si è detto: Pandolfo Petrucci.

Il Magnifico scelse questa come sua chiesa prediletta e come luogo di sepoltura, per sé e la sua famiglia. Egli contribuì inoltre a finanziare i lavori di ammodernamento nell’ambito del nuovo progetto di Francesco di Giorgio.

È un vero peccato che quello che oggi si vede di questa chiesa è in gran parte il risultato di una ricostruzione postuma ai rovinosi danni provocati al complesso durante la seconda guerra mondiale. Era il 23 gennaio del 1944 quando delle bombe, sganciate dagli Alleati sul cielo di Siena per colpire la stazione ferroviaria – la quale fungeva da snodo di distribuzione degli armamenti per i nazifascisti – caddero per errore sulla Basilica, sventrandola e provocando ingenti danni anche alle abitazioni vicine.

Seppur drammatica, quella distruzione permise di fare una scoperta inaspettata, una scoperta che mai sarebbe avvenuta se quel tragico evento non si fosse verificato: nel mentre si cercava di salvare il salvabile di quella sciagura – recuperando ciò che rimaneva delle opere ricoperte di macerie – venne ritrovata una pergamena nella parte della nuca del crocifisso ligneo dell’altare maggiore, opera dell’artista Lando di Pietro, andata quasi completamente distrutta in quell’occasione e oggi conservata nella sezione museale della Basilica.

Gli interni della Basilica dell’Osservanza

L’essenzialità e la linearità dell’interno della chiesa dell’Osservanza – impostato sulla bicromia biancogrigia dei modelli brunelleschiani reinterpretati da Francesco di Giorgio – ben si prestava ad esprimere i concetti povertà e semplicità dei francescani riformati. Al posto della pietra serena usata a Firenze dal Brunelleschi, a Siena il grigio fu simulato dall’utilizzo dall’intonaco dipinto di scuro.

Ad arricchire l’interno di questo edificio vi sono dei dipinti e delle sculture di mirabile bellezza, opera di maestri senesi quali, ad esempio, Sano di Pietro. Secondo diversi studiosi Sano di Pietro e il Maestro dell’Osservanza sarebbero la stessa persona: il Maestro dell’Osservanza sarebbe infatti la fase giovanile dell’artista. Venne identificato con questo nome dalla critica quando venne riscoperta, in questa chiesa – luogo da cui prende lo pseudonimo -, la pala Trittico con la Madonna e santi, ancora conservata nell’ultima cappella di destra. Nella cappella adiacente e nella prima entrando a sinistra invece, abbiamo due opere attribuite a Sano di Pietro: il Trittico della Vergine tra san Bernardino e san Girolamo, e la Madonna con Bambino e santi.

Ad opera di Bartolomeo Neroni, detto il Riccio, abbiamo due Crocifissioni con santi, un affresco staccato nella prima cappella di destra e una pala nella terza a sinistra. Sotto l’arco trionfale, ovvero l’arcata che divide la zona dell’altare dal resto della chiesa abbiamo, dentro due nicchie di imitazione quattrocentesca, la Vergine annunciata e l’Angelo Annunciante di Andrea della Robbia.

Le due statue, originali in terracotta invetriata restaurate dopo il bombardamento, furono concepite come statue angolari dell’altare maggiore. Il senso del loro posizionamento è stato preservato anche in questo allestimento: il frutto del loro incontro, ciò che onoriamo sull’altare posto a metà fra i due, è il corpo di Cristo che si è fatto uomo per liberare l’umanità dal peccato. Fortunatamente, questa non è l’unica opera originale di Andrea della Robbia che siamo riusciti a preservare, dal momento che ci sono anche i due medaglioni, sempre in terracotta invetriata, posizionati in controfacciata e raffiguranti san Bonaventura e san Ludovico di Tolosa.

Le due terrecotte, sopravvissute al bombardamento e qui ricostruite, facevano parte di un ciclo di santi – di cui oggi vediamo delle copie in gesso – che adornava il soffitto della chiesa. Sempre ad opera dello scultore Andrea della Robbia, nella seconda cappella di sinistra abbiamo un dossale rappresentante l’Incoronazione della Vergine e santi, datato al penultimo decennio del XV secolo.

Nella predella, il rettangolo alla base della composizione, è raffigurata l’Annunciazione, l’Assunzione di Maria e la Natività di Gesù. Nella centina– il settore semicircolare che completa la parte superiore – sono presenti degli angeli serafini con al centro il monogramma bernardiniano IHS. Dietro l’altare, in uno spazio arredato con un coro ligneo in stile neorinascimentale risalente al secondo dopoguerra, è possibile vedere, in una teca in vetro, il saio appartenuto a san Bernardino.

La Sagrestia

Da una porticina posta a destra dell’arco trionfale si accede alla Sagrestia, ambiente dove si conserva quella che è forse l’opera più teatrale di tutte: il Compianto su Cristo Morto di Giacomo Cozzarelli, una scultura in terracotta dipinta capace di rendere il profondo sentimento di drammaticità dell’evento.

Tale abilità il Cozzarelli l’aveva appresa dal suo maestro Francesco di Giorgio – autore del progetto della Basilica, come si è detto – che come scultore aveva realizzato dei grandi capolavori, come il Cristo Deposto della Basilica di Santa Maria dei Servi a Siena, lì dove il patetismo della figura è congiunto ad una grande resa in scorcio. D’altronde, il Cozzarelli aiutò il maestro senese anche nelle fasi finali della progettazione dell’Osservanza: sua è la realizzazione del portico retrostante la chiesa che, affacciando ad ovest, offre una vista mozzafiato sulla città di Siena.

Il museo Conventuale Aurelio Castelli

Da un accesso posto alla destra dell’altare, è possibile entrare nel museo Aurelio Castelli. Al centro, protette da teche di vetro, sono presenti diversi codici miniati e corali di inestimabile valore.

L’oggetto che però ha senz’altro il maggior interesse è la teca in vetro contenente la testa del crocifisso di Lando di Pietro. Questo crocifisso ligneo si trovava anticamente sull’altare, e, come s’è detto, venne distrutto dai bombardamenti del 1944. Se da un lato lamentiamo la perdita dell’integrità di tale manufatto, è anche vero che, se non fosse stato per il tragico evento bellico, non avremmo mai scoperto che l’artista nascose una piccola pergamena all’interno della nuca del Cristo, impossibile da notare dall’esterno. Questa è l’unica scultura lignea conosciuta di Lando di Pietro, altrimenti noto come orafo o come architetto, dato che fu il primo capomastro del progetto del ‘Duomo Nuovo’ di Siena nel 1339.

Avvicinatevi alla pergamena e fatevi emozionare dalla lettura del messaggio che riporta.
In questa stanza è anche conservato un’altro oggetto di inestimabile valore, la maschera mortuaria di san Bernardino, grazie alla quale abbiamo testimonianza del suo autentico aspetto. Infatti, di qualunque artista si tratti, in tutte le opere che lo ritraggono il santo è sempre rappresentato con le medesime fattezze.

La Cripta

Luogo simbolo di una religiosità rinnovata, improntata alla riscoperta del messaggio di povertà di san Francesco tramite la personalità carismatica di san Bernardino, l’Osservanza divenne presto un polo di attrazione per la devozione e il mecenatismo dei ceti abbienti di Siena. Tra gli uomini influenti della Siena rinascimentale ci fu, come si è avuto modo di raccontare, Pandolfo Petrucci; questi fu anche uno dei maggiori committenti dell’Osservanza. La cripta della chiesa, discretamente conservata nonostante i danni della guerra, custodisce ancora oggi il sepolcreto della famiglia del Magnifico, il quale volle, per il suo funerale, un lungo corteo che accompagnasse in pompa magna il suo feretro, da Siena fino a qui. L’orientamento della cripta è inverso rispetto alla navata della soprastante chiesa; l’ambiente è caratterizzato da volte a botte in laterizio e, sul pavimento, sono presenti tombe di illustri personalità.

Qui termina il capitolo dedicato alla Basilica che sorge sul colle della Capriola; se possibile, prima di uscire, visitate anche Loggia di Pandolfo e la minuscola Cella di san Bernardino.

Testi a cura di Ambra Sargentoni (Ambra Tour Guide) Coordinamento editoriale: Elisa Boniello e Laura Modafferi
Foto: Archivio Comune di Siena, Leonardo Castelli, Grafica: Michela Bracciali

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