1.2 Buonconvento, il borgo dell’eretico Socini


Ci troviamo lungo l’itinerario di Sigerico in viaggio verso Roma, nella Via Francigena. Un paese figlio della strada, aperto nel corso dei secoli in entrata ed in uscita. Anche il suo nome ci induce a presagi positivi, Buonconvento. Deriva da Bonus Conventus che significa buona adunanza delle persone che in questo luogo si stabilirono richiamate dalla fertilità della terra e dai vantaggi che provenivano dalla sua buona collocazione lungo la Francigena, immersa nella pianura bagnata dai fiumi Arbia ed Ombrone. Il primo insediamento, quello originario, era sul colle di Percenna, costruito attorno al castello a guardia del guado sul fiume Ombrone. In seguito venne espugnato ed abbattuto, così il borgo si formò in pianura. Verso la metà del 1200, il borgo si affermò come centro di transiti e scambi commerciali, fino ad assumere, all’inizio del secolo seguente, una fisionomia sempre più importante nel sistema di amministrazione e di difesa militare del contado di Siena. É cresciuto nel corso dei secoli. Nel 1400 divenne sede di una ampia podesteria che comprendeva trentadue località, il suo prestigio accrebbe quando nel 1480 fu concessa la cittadinanza senese. Fino al 1559, a seguito della caduta di Siena entrò a far parte del Granducato di Toscana, sotto il governo della potente famiglia de’ Medici, rimanendo così il fulcro della Val d’Arbia.

Via Soccini

Tutto da visitare il centro storico, passeggiando per la centrale via Soccini, che ricorda e celebra l’antica famiglia locale che annoverava gli ereticiLelio Socini ed il nipote Fausto, che contestavano le dottrine della Chiesa di Roma. Possiamo quindi affermare che nacque proprio qui il “socinianesimo”: si tratta appunto di una dottrina teologicomorale elaborata e sistemata nel XVI secolo che fra i suoi elementi centrali vedeva il razionalismo religioso, per cui nella Sacra Scrittura non ci può essere nulla contro la ragione, il rifiuto dei dogmi tradizionali come irrazionali e non fondati sulla Scrittura, e il principio della tolleranza religiosa. Questi temi sono fondati sulla concezione della religione cristiana come via puramente etica per raggiungere la salvezza, rivelataci con i suoi precetti dall’uomo divino, ma mero uomo, Gesù Cristo. Il Soccini influenzò la vita culturale in Europa e Stati Uniti fino al 18esimo secolo e contribuì al diffondersi della libertà religiosa. Provenendo da Nord si entra nel centrostorico attraverso l’antico accesso di Porta Senese, subito in via Soccini, dove troviamo il Palazzo del Municipio (al civico 32); il Palazzo Podestarile (al civico 28) e, appunto, il Palazzo Ricci-Socini (via Soccini, 18) che ospita il Museo d’Arte Sacra della Val d’Arbia.

Piazzale Garibaldi

In piazzale Garibaldi, oltre al Museo della Mezzadria, sono da ammirare le mura medievali ottimamente conservate. La robusta cinta muraria trecentesca, che conserva nella forma architettonica il carattere senese, un tempo racchiudeva tutto il borgo come una farfalla nel bozzolo. Su di essa non esistevano aperture, eccetto di due porte di accesso munite di robusti infissi in legno con ferrature: Porta Senese sul lato nord verso Siena, e sul lato sud Porta Romana, distrutta nel 1944 dai tedeschi in ritirata. Rimasto intatto per secoli, al riparo del fossato e dei merli guelfi del cammino di ronda, il borgo ha subito grandi trasformazioni nell’800, con la costruzione di fabbricati a ridosso delle mura, tra cui il Teatro dei Risorti.

 

Via del Sole e via Oscura

Nel centro storico ci sono altre due vie importanti, una dalla parte di levante chiamata via del Sole e l’altra sul lato di ponente detta via Oscura, entrambe comunicanti con via Soccini e come questa pavimentate con lastre di pietra. In via del Sole i fabbricati hanno una tipologia più modesta, in quanto fino agli anni ‘30 vi abitavano famiglie di vetturali, barrocciai, addetti ai trasporti delle merci. Il tratto iniziale di via Oscura è caratterizzato da un insieme di sovrappassi con archi a tunnel intermittenti che creano atmosfere di chiaroscuro. Questo scorcio è chiamato chiasso buio ed è la zona più caratteristica, con una parte della strada a selciato medievale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Museo Comunale d’Arte Sacra della Val d’Arbia

Il Museo Comunale d’Arte Sacra della Val d’Arbia risale all’Ottocento. La famiglia Ricci nel 1907 decise di ristrutturare l’immobile secondo le teorie moderniste dello stile floreale, affidando il progetto all’architetto Gino Chierici, che intervenne con gusto, realizzando in pieno centro storico una facciata elegante insieme classica e liberty, con decorazioni interne di pregio. Il primo nucleo del museo fu realizzato nel 1926 dal parroco di Buonconvento, Don Crescenzio Massari, con varie opere d’arte recuperate dai depositi della chiesa parrocchiale dei santi Pietro e Paolo, in una raccolta che con il tempo è stata largamente ampliata con opere provenienti da chiese e pievi della Val d’Arbia. Attualmente il museo espone un numero notevole di dipinti di scuola senese dal periodo Gotico, al Rinascimento, al Barocco, concludendo con le grandi pale d’altare successive alla Controriforma. E inoltre, sapienti capolavori di oreficeria a partire dal Trecento e paramenti tessili, sculture lignee, tabernacoli e dipinti già appartenute alle confraternite laicali del luogo. Tra gli artisti presenti Duccio di Buoninsegna, Pietro Lorenzetti, Matteo di Giovanni,Sano di Pietro, Bartolomeo di David, Brescianino, Francesco Vanni, Ventura Salimbeni, Rutilio Manetti, Bernardino Mei, Giovanni Antonio Mazzuoli.

 

   

Chiesa dei Santi Pietro e Paolo

Sono numerose e importanti le chiese di Buonconvento e del suo territorio. Nel centro, restando in via Soccini, troviamo la chiesa dei Santi Pietro e Paolo. Si presenta con una bella facciata in mattoni. Le sue attuali forme classicheggianti sono il frutto del restauro settecentesco. Una piccola pietra marmorea inserita nella muratura sul lato sinistro della facciata, raffigurante una croce, porta incisa la data del 1103, che potrebbe corrispondere all’anno di fondazione. Nel 1313 in questa chiesa morì l’imperatore Arrigo VII. Le opere più importanti che erano presenti, sono custodite nel Museo d’Arte Sacra.

   

 

 

Cappella di Sant’Antonio

Fuori dal centro abitato, in località Segalari (nelle vicinanze della frazione di Bibbiano), la cappella di Sant’Antonio. L ’oratorio sembra avere origini antiche, essendo state rinvenute all’interno tracce di affreschi del XV secolo. Vicino ad alcune abitazioni, la cappella si configura come un piccolo edificio a pianta rettangolare. Presenta una facciata intonacata con profilo a capanna, un portale rettangolare centrale e due finestrelle anch’esse rettangolari poste simmetricamente ai lati. All’interno la finitura è parte ad intonaco e parte lasciata a vista per lasciar vedere i segni del tempo. Infatti la cappella di Sant’Antonio mostra, dopo il recente restauro, tracce molto labili di decorazioni pittoriche quattrocentesche; iframmenti sono apprezzabili per la varietà compositiva nei tralci vegetali che si stagliano netti contro il fondo. Al centro della cappella, in una nicchia, si trova una piccola statua del santo, databile al XVII secolo. La copertura, a capanna, è in legno e laterizio.

 

Chiesa di San Lorenzo Martire

Sulla SP103, nella frazione Bibbiano troviamo la chiesa di San Lorenzo Martire. Le origini della chiesa di San Lorenzo Martire a Bibbiano sono molto antiche, ma l’edificio che ci troviamo davanti oggi è stato ricostruito in epoche successive. La chiesa è stata infatti totalmente ricostruita nella prima parte dell’Ottocento (su progetto dell’ingegnere Alessandro Doveri), che ha riprogettato l’intero complesso parrocchiale. L’edificio presenta un’imponente facciata con profilo a capanna, che presenta quattro lesene, ed un frontone triangolare dentellato in laterizio. Nella parte bassa troviamo un portale rettangolare architravato in laterizio, materiale che ritroviamo anche nelle lesene, sormontato da un oculo ellittico. La restante parte della facciata presenta un trattamento ad intonaco che simula i ricorsi della pietra. In alcuni punti la mancanza di esso denuncia la struttura in laterizio. Internamente, la chiesa è costituita un’aula rettangolare, divisa in tre navate, di cui quella centrale termina in un’abside semicircolare: essa è delimitata da colonne e pilastri di ordine dorico trabeate. Da qui si imposta una grande volta a botte che copre tutta la navata centrale. La parte del presbiterio è invece coperta da una volta a vela, mentre le navate laterali presentano una copertura piana. L’aula viene illuminata da finestre semicircolari situate sui fianchi esterni.

 

Chiesa di San Bartolomeo

In località Castelnuovo Tancredi c’è la chiesa di San Bartolomeo, che risale al XIII secolo. La piccola chiesa fa parte del complesso (privato) di Castelnuovo Tancredi. All’esterno è presente una facciata a capanna intonacata, con al centro un portale rettangolare preceduto da scalini, sormontato da una finestrella rettangolare. Internamente la chiesa è costituita da un’unica navata, coperta a capanna con solaio in legno e laterizio, e con il presbiterio separato dal resto dell’aula da un arcone a sesto ribassato. L ’aspetto barocco, dato dai restauri del ‘600, è conferito in particolar modo dai tre altari in stucco. Nella chiesa si trovava una Madonna col Bambino, che costituiva la parte centrale del polittico commissionato per l’altare maggiore dopo i restauri del 1336; riscoperta come opera di Pietro Lorenzetti, sotto la ridipintura settecentesca che l’aveva trasformata in fiacca opera devozionale, la tavola è oggi esposta al museo.

 

Chiesa di San Michele Arcangelo

Sulla via di Montepertuso, nella campagna di Buonconvento, troviamo la chiesa di San Michele Arcangelo a Montepertuso. La chiesa è riportata nella carta dell’organizzazione ecclesiastica del territorio senese sulla base dei Decimarii della metà del XIII secolo. La chiesa è il nucleo principale di un complesso di edifici che originariamente costituivano la Cura di Montepertuso: in origine l’insediamento, infatti, si configuravacome un insediamento castrense, dotato di cinta muraria e di strutture fortificate. Esternamente la chiesa si presenta con un profilo a capanna, rivestito con un paramento murario a filaretti di pietra calcarea locale, grigio scuro.

  

Pieve di San Innocenzo

Sempre nelle campagne poco distanti dal centro abitato, vediamo la pieve di Sant’ Innocenzo a Piana, in località Pieve di Piana. Il primo documento in cui è nominata è del 1081, ma non ci sono molte notizie certe sull’origine. Sembra che fin dall’origine la pieve sia stata retta dai canonici della Metropolitana di Siena, conducendo vita in comunità. Si trova su un crinale nel comune di Buonconvento lungo il tracciato dell’antica Via Francigena, la pieve di Piana è formata da diversi corpi di fabbrica aggregati e distribuiti attorno alla corte interna, delimitata a destra dal corpo della chiesa, e sugli altri tre lati dalla canonica. L’aspetto generale è quello di una grancia o di una fattoria fortificata sul tipo della vicina grancia di Cuna, dell’Ospedale del Santa Maria della Scala di Siena. La chiesa, che costituisce l’elemento principale di tutto il complesso architettonico, presenta chiaramente due diverse fasi, la prima delle quali databile al X-XI secolo; ha mantenuto tuttavia le austere forme romaniche con tetto a capanna, la porta sormontata da un arco a tutto sesto, il finestrone centrale, il parato a fasce di pietra chiara spartite da un filaretto di pietra più scura. La facciata è orientata a sud-ovest e l’abside a nordest, parallela al lato nord-ovest della corte; il campanile, che presenta un basamento a grossi blocchi di pietra, unitamente ad altri locali collegati direttamente alla chiesa, si trova sullo stesso lato nord-est.


L’interno, con la pianta a croce latina e copertura a capriate, doveva essere in origine completamente decorato da pitture murali delle quali si conservano solo poche tracce sulla parete destra; il frammento più integro raffigura un santo con un’altra figura più piccola inginocchiata (forse il committente), inquadrate in una cornice a i quadrilobi. Con il restauro del 1933 furono distrutti gli altari barocchi e fu ripristinato l’unico altare in pietra al di sotto di un arcone decorato con san Pietro a mezzo busto tra due angeli, anche le panche e i confessionali vennero rinnovati in una perfetta sintesi di stile neoromanico.

Pieve di San Lorenzo

In località Percenna possiamo vedere poi la pieve di San Lorenzo a Percenna. Non si hanno notizie prima del XIII secolo. La chiesa è il luogo più antico della devozione cristiana a Buonconvento, sorto, secondo la tradizione, dove si ergeva un tempio pagano. La chiesa sorge al termine di un sagrato costituito da un vialetto in laterizio, e la facciata risulta essere coperta da due grandi piante: è tuttavia visibile la sua struttura con profilo a capanna, caratterizzata dalla presenza di un portale rettangolare e, poco sopra, un occhio circolare. Sul lato destro della facciata presenta un campanile a vela, mentre il paramento è in laterizio. Nel paramento murario esterno è riconoscibile il materiale di recupero, quale il poderoso architrave della porta d’ingresso e numerosi conci di travertino, derivanti dalla demolizione dell’antichissima e cadente chiesa di Santa Cristina in Caio. Internamente, la chiesa è ad aula rettangolare, si conclude in un’abside rettangolare e presenta due piccole cappelline all’altezza del presbiterio. La muratura è intonacata, nella parte bassa presenta una decorazione di tipo geometrico. La copertura è a capriata lignea, mentre la pavimentazione è in cotto.

 

Testi di Lorenzo Benocci Coordinamento editoriale:
Elisa Boniello e Laura Modafferi
Foto: Primamedia, Sabrina Lauriston e Leonardo Castelli
Grafica: Michela Bracciali

I Comuni di Terre di Siena