Palio di Siena

Il Palio di Siena è uno degli eventi più famosi e antichi del nostro Paese: questa manifestazione, che si tiene due volte l’anno nella splendida città toscana, attira migliaia di visitatori da tutto il mondo. Nel corso del tempo, il Palio è diventato un simbolo della cultura e della storia italiana, rappresentando l’orgoglio delle contrade di Siena e la loro passione di rievocare, ogni volta, un’antica tradizione dal fascino ancora contemporaneo.

Palio di Siena: cos’è?

Il Palio di Siena è un evento intriso di storia e radicato nel tessuto cittadino. Le Contrade e il Palio hanno origini millenarie, con i primi documenti che risalgono al 1239 relativi al Palio “Alla Lunga” (corse con i cavalli per le vie della città).

Le corse con i cavalli per le vie della città erano frequenti sin dall’antichità, ma solo nel 1633 si ha la prima documentazione del Palio  corso dalle Contrade in Piazza del Campo. Fino al 1700 veniva corso solo a Luglio, da questa data in poi venne effettuato anche il Palio di agosto.

Storia del Palio di Siena

Oggi il Palio di Siena è un momento di forte aggregazione cittadina, ma come è nato questo momento? A Siena la corsa di cavalli in onore della Vergine Assunta – venerata come regina della città – era la “festa nazionale” della Repubblica, culminante appunto con il Palio che si  teneva il 15 agosto, al termine della cerimonia dell’offerta dei ceri alla Madonna da parte delle città e dei castelli sottomessi alla Repubblica di Siena. (Questa processione con l’offerta di ceri si è mantenuta fino ai giorni nostri).

Fin dal 1200 si ha testimonianza di una corsa di cavalli a Siena, e documenti anteriori al XII secolo ricordano di un “Palio di San Bonifazio”, ossia il santo titolare dell’antica Cattedrale, che prima della fondazione di quella attuale sorgeva in Castelvecchio.

Successivamente, quando Siena divenne una delle più ricche città d’Europa del Medioevo, il Palio si trasformò in un evento ludico e il momento conclusivo delle feste annuali in onore di Maria Vergine Assunta patrona di Siena e del suo Stato. Il momento cardine delle feste era la cerimonia dell’offerta dei ceri e dei censi in Cattedrale, rito insieme religioso e politico, atto di devozione alla Madonna dei senesi e di sudditanza ai reggitori del Comune di Siena.

La regolamentazione definitiva e ufficiale del Palio venne emanata il 17 maggio del 1721 dal collegio di Balìa. In tale occasione, furono disciplinati diversi aspetti dell’evento, come: gli orari, l’ammontare dei premi per i vincitori e le procedure di iscrizione delle Contrade. Da allora, ad eccezione di alcune interruzioni legate a eventi bellici e pandemie, il Palio è sempre stato corso due volte all’anno, il 2 luglio e il 16 agosto.

Il Palio di Siena è stato nella storia un momento particolarmente importante anche per i contemporanei: basti pensare che vi parteciparono, ovviamente in epoche diverse, non solo Cesare Borgia, detto il Valentino, ma anche esponenti delle principali famiglie nobiliari italiane, dagli Este e i Malatesta, dai Gonzaga ai Colonna, fino a Lorenzo il Magnifico.

Quando si corre il palio di siena

Come spiegato, il Palio di Siena ha un doppio appuntamento, motivato da ragioni storiche e dall’evoluzione che questo evento ha avuto in Siena. Il doppio appuntamento con l’evento senese più importante è ogni anno a luglio e agosto: il 2 luglio con il Palio in onore della Madonna di Provenzano e il 16 agosto con il Palio in onore della Madonna dell’Assunta. In entrambi i casi la corsa si tiene nel pomeriggio, a conclusione del corteo storico.

Tieni presente che è possibile che la data del Palio possa variare di qualche giorno: sono noti gli episodi in cui la corsa è stata rimandata a causa del maltempo: infatti è prioritario che la corsa si svolga nel massimo della sicurezza per i cavalli e i loro fantini. Quando viene deciso di rimandare la corsa, viene esposta una bandiera verde alla finestra del Comune di Siena, a comunicare in maniera iconica la decisione presa.

Come funziona il Palio di Siena

Il Palio di Siena è una competizione profondamente radicata nel territorio di questa città. Per ogni Palio a contendersi il Drappellone sono 10 su 17 contrade cittadine. Le 7 che non hanno corso il Palio l’anno precedente e 3 estratte a sorte tra le restanti. L’ordine di ingresso dei cavalli tra i canapi viene rivelato solo all’ultimo dal “mossiere” (giudice insindacabile della validità della partenza) che è posizionato sul “verrocchio” (un palchetto).

Il sorteggio delle Contrade avviene di domenica pomeriggio (l’ultima domenica di maggio per il Palio di luglio e la seconda domenica di luglio per il Palio di agosto) attraverso l’esposizione alle trifore del Palazzo Pubblico delle bandiere delle sette partecipanti di diritto e poi delle tre estratte a sorte, precedute da squilli delle chiarine. In passato avveniva alle 11 di un mercoledì, giorno di mercato.

A partire dal Palio di luglio del 1936 l’assegnazione dei cavalli venne nuovamente inscenata davanti al Palazzo Pubblico. Dal Palio straordinario del 28 maggio 1950 l’ordine alla Mossa – rigorosamente segreto e casuale – viene stabilito con l’uso della “fiasca”, un oggetto metallico dotato di una canna traforata, nella quale vengono mescolati e messi celatamente in ordine i barberi di legno recanti i colori delle Contrade partecipanti.

Prima dello svolgimento della corsa vera e propria vengono effettuate ben 6 prove, una la mattina ed una in tarda serata. La quinta prova, che si svolge la sera prima del Palio ufficiale, è detta “prova generale“, mentre l’ultima, che si svolge la mattina stessa è detta la “provaccia”, per lo scarso impegno che i fantini vi mettono, con l’intenzione di non far sforzare i loro cavalli.

La solennità del Palio è assoluta: all’inizio, 9 cavalli su 10 fanno il loro ingresso tra i canapi secondo l’ordine di entrata e solo uno, quello sorteggiato “di rincorsa”, resta fuori e determina il momento della partenza effettiva della carriera (così viene chiamata la corsa) , sotto la supervisione del mossiere.

Nel momento in cui i cavalli si preparano a partire, si svolge la tradizionale attività di “trattativa” tra fantini (detta “fare i partiti”), con contrade amiche che cercano alleanze contro i nemici comuni. Le operazioni di entrata dei cavalli possono durare così a lungo che è previsto il rinvio al giorno successivo quando subentrano problemi di visibilità. I fantini cavalcano senza sella, “alla bisdossa”.

La corsa consiste in tre giri completi di piazza del Campo in senso orario. Vince il cavallo che arriva per primo, anche senza fantino (le cadute sono frequenti), e in quel caso si parla di “cavallo scosso”.

La contrada vincitrice va sotto il palco dei Capitani a ritirare il drappello della vittoria, che viene realizzato ogni anno da un artista diverso. Questo drappellone verrà prima portato in Chiesa (Santa Maria in Provenzano a luglio, Duomo ad agosto) dove i contradaioli intoneranno Il Maria Mater Gratiae (Te Deum) un canto di ringraziamento alla Vergine e poi nella contrada stessa, dove verrà conservato per sempre.

Cosa si vince al palio di Siena

Il premio materiale del Palio è il cosiddetto “Drappellone”, ovvero una tela disegnata ogni volta da un artista diverso, che la Contrada vincitrice esporrà nel proprio museo.

Ma essere il vincitore del Palio di Siena significa non solo aggiudicarsi il drappellone, bensì ottenere  questo riconoscimento durante la più grande e importante manifestazione della città.

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