1.5 Murlo e le antiche pievi

Conosciuto in tutto il mondo per le sue origini etrusche, il paese di Murlo racconta in realtà di origini ben più lontane nel tempo come testimoniano recenti scavi, arrivando persino ad ipotizzare che gli Etruschi non siano arrivati in queste zone per migrazione ma che abbiano avuto origine proprio in questi territori. Una storia che parte da lontano portando nelle pietre delle sue strade, nelle costruzioni e nei suoi abitanti tracce di un passato lontano ma quanto mai attuale. Numerose, per il visitatore che volesse avventurarsi a scoprirle, sono le chiese e le pievi presenti su tutto il territorio, alcune ancora oggi visitabili, mentre di altre non rimane che qualche resto, altre ancora sono in rovina. Il nostro percorso parte da Murlo, piccolo borgo che ancora oggi si presenta come un antico centro fortificato con le case costruite sul circuito delle vecchie mura dove si aprono due porte di ingresso, una delle quali ancora originaria e dotata di un arco in pietra.

 

Chiesa di San Fortunato

Imboccando la centralissima via Tonda ci troviamo davanti alla chiesa di San Fortunato, cattedrale fino al 1778 in quanto il vescovo di Siena vi officiava i riti religiosi quando soggiornava nel vicino palazzo. Quella che vediamo oggi non è la costruzione originale avvenuta nel XII secolo, ma un rifacimento del Cinquecento: sulla facciata, che doveva essere a cuspide seguendo il profilo delle tre navate, rimane l’originario arco dell’ingresso, mentre l’occhio e altre parti sono dei rifacimenti. Nei lavori di restauro della fine del XVI secolo, dopo i danni provocati dalla guerra di Siena, è stata ampliata tutta la parte absidale, ridotta ad unica navata. Nel XVII secolo furono eretti i due altari del transetto, in stucco, a imitazione di marmi policromi, con le tele di Astolfo Petrazzi (I santi Biagio, Domenico, Caterina da Siena e Sebastiano in adorazione della Madonna col Bambino) e di Dionisio Montorselli (L’Assunta con san Biagio e un santo Vescovo). Anche il fonte battesimale risale alla fine delSeicento: nella vasca è stato riscoperto un fonte più antico, quattrocentesco, che reca scolpiti festoni, una fascia decorata a fogliame e il monogramma bernardiniano. Da notare anche due acquasantiere, pregevoli per fattura, una cinquecentesca e l’altra trecentesca.

    

Chiesa di San Fortunato

Lasciandoci alle spalle Murlo, in auto, moto o anche in bici percorrendo la Sp34 dopo 1,4 km si può raggiungere Vescovado di Murlo dove adattendervi, proprio nel centro del paese, c’è la chiesa di San Fortunato. Costruita agli inizi degli anni Settanta del XX secolo, al posto di un precedente edificio, fu consacrata nel 1972. Al suo interno il trittico di Benvenuto di Giovanni con la Madonna in trono col Bambino e santi (1475).Degli arredi antichi, si è conservata una macchina processionale del XVIII secolo, in legno dipinto e dorato, costruita per contenere durante le processioni la tavola di Andrea di Niccolò raffigurante la Madonna col Bambino; la tavola faceva parte di un complesso più ampio e fu privata dei due pannelli laterali, venduti all’estero agli inizi del XX secolo, e resecata in basso. La parte centrale è oggetto di grande devozione.

Chiesa di San Giovanni Battista

Da Vescovado il viaggio prosegue verso Campriano, tramite la SP 34/b/Strada Provinciale 34/b di Murlo e dopo un breve tragitto di 4,4 km ecco davanti a noi la chiesa di San Giovanni decollato nel tempo sottoposta al patronato di molte famiglie nobili senesi, dai Tolomei ai de Vecchi. La chiesa ha conservato buona parte della struttura più antica. All’interno, l’altare di sinistra conserva pitture murali di fine Cinquecento, in cui si avvertono le fresche tonalità narrative di Ventura Salimbeni, soprattutto nello spigliato atteggiarsi delle figure femminili, tracciate con brio e pennellata veloce. Dalla chiesa proviene una bella Madonna col Bambino di Pietro Lorenzetti, oggi al Museo d’Arte Sacra della Val d’Arbia nella vicina Buonconvento.

  

Pieve dei Santi Giusto e Clemente

Riprendendo il cammino e imboccando la Sp33 il viaggio prosegue verso Casciano di Murlo dove arriveremo dopo 10 km. Qui merita una visita la pieve dei Santi Giusto e Clemente, un edificio sacro che ospitava un monastero femminile dedicato a san Giusto. Soppresso nel 1463, la sua chiesa ricevette la dignità di pieve di Murlo. L’odierno edificio, riferibile al tardo periodo romanico, presenta un impianto a croce latina a unica navata, con transetto sporgente e scarsella terminale. L’edificio appare privo di caratteri decorativi, fatta eccezione per la finestra della facciata, ornata da una ghiera a sezione circolare, caratterizzata da un motivo bicromo.

Chiesa di San Donato

É tempo di rimettersi in cammino verso la Strada Comunale di Vallerano. Qui, ad attenderci, la chiesa di San Donato a Vallerano, oggi in rovina e acquistata da privati. In questa zona esisteva il castello fortificato di Vallerano, di probabile origine romana. La chiesa e i terreni circostanti appartennero fino al XIV secolo ai canonici del Duomo di Siena. A partire dal Cinquecento la chiesa ebbe un rettore proprio, e dal 1598 passò nel vicariato di Murlo. In epoca più vicina, per l’abbandono del borgo da parte della popolazione, anche la chiesa subì un progressivo degrado, già segnalato alla fine dell’Ottocento, fino alla recente alienazione. Quando i fedeli erano più numerosi, vi si svolgevano molte cerimonie liturgiche, dalla festa del santo patrono, il 7 agosto, alla cosiddetta festa dell’acqua di primavera; durante la quale devozione particolare era riservata alla reliquia del braccio.

          

Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio

Torniamo a Casciano da dove riprenderemo il nostro itinerario in direzione Bagnaia dove è possibile visitare la chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio, citata già nel XII secolo. La chiesa mantiene il semplice profilo di epoca romanica, col tetto a capanna, il portale sormontato da un arco a tutto sesto, il paramento a grosse bozze tufacee interrotto in alto da una monofora decorata da due colonnette. L’interno, a navata unica, è scandito da tre altari: quello maggiore in stucco bianco terminante ai lati con due angeli adoranti; quello di sinistra, con una tela settecentesca con il Transito di San Giuseppe; quello di destra con un’immagine cinquecentesca della Madonna col Bambino, contenuta in un tabernacolo intagliato e dorato, assai venerata dalla popolazione, come testimoniano i molti ex voto appesi alle pareti. Da notare le due acquasantiere, una cinquecentesca e una settecentesca.

  

Chiesa di San Biagio

A solo poco più di un km di distanza ci troveremo nel borgo di Filetta dove merita una visita la chiesa di San Biagio, costruita nel XIX secolo in sostituzione di una chiesa più antica abbattuta nel Settecento per lo stato di estremo degrado; i materiali di costruzione servirono per edificare il nuovo luogo di culto. Al suo posto fu costruita una semplice cappella ad aula unica, con le pareti esterne intonacate e un piccolo campanile a vela che sormonta il tetto. All’interno della chiesa era presente il trittico di Luca di Tommé raffigurante lo Sposalizio mistico di Santa Caterina d’Alessandria coi santi Biagio e Bartolomeo, ora esposta al Museo d’Arte Sacra della Val d’Arbia a Buonconvento.  

Pieve a Carli

Tornando a Murlo e percorrendo Strada Comunale della Miniera giungeremo dopo 2 km alla pieve a Carli. Denominata pieve vecchia per distinguerla da quella di san Fortunato, mantenne a lungo la devozione dei fedeli per l’immagine della Madonna col Bambino di Andrea di Niccolò. La tavola si trova oggi esposta nella chiesa di Vescovado ma è menomata dei due santi laterali e della parte inferiore del pannello centrale. A testimonianza della grande venerazione di popolo rimane una complessa macchina processionale in legno, intagliata nel Settecento, che conteneva il dipinto nelle sue uscite per le campagne circostanti. L’edificio è preceduto da un atrio a tre arcate in mattoni; l’interno, a pianta unica, conserva i tre altari settecenteschi di stucco bianco, ornati da sculture dell’ Arrighetti.

   

Chiesa di San Michele Arcangelo

Tornando nuovamente a Murlo e imboccando la SP34/c e via di Montepertuso dopo circa 6 km giungeremo alla chiesa di San Michele Arcangelo. Primi cenni sull’esistenza della chiesa risalgono al 1214; nel 1475 fu ornata del trittico con san Michele e altri santi di Benvenuto di Giovanni, poi trasferito nella parrocchiale di Vescovado e sostituito da una copia. La chiesa fu completamente restaurata agli inizi del Novecento in forme neogotiche: all’interno furono costruiti tre altari in pietra serena con un ricco tabernacolo in marmo sull’altare maggiore. Ha avuto una notevole ripresa per l’attività della Comunità Mondo Nuovo che vi ha fondato uno dei suoi centri, impegnandosi in una costante azione di recupero della struttura architettonica che si è conclusa nel 1997 con il ripristino sia dell’edificio di culto che degli annessi. La chiesa è stata ornata da un nuovo tabernacolo scolpito da Chiara Tambani (1997).

  

        

Cappella di Santa Maria Assunta

Proseguendo lungo via di Montepertuso, dopo 1,8 km arriveremo a La Befa per una visita alla piccola cappella di Santa Maria Assunta, sede nel corso di tutto il Settecento della Compagnia dei Celesti, che ne curava la conservazione. Incerta è la data di costruzione di questa chiesetta ma la presenza al suo interno di un trittico di scuola senese del XV secolo potrebbe far ritenere che a quella data la costruzione esistesse già. Il trittico fu acquistato dallo Stato nel 1972 ed è oggi conservato nella Pinacoteca Nazionale di Siena; è databile alla fine del Quattrocento ed è riconducibile all’ambito pittorico legato alla produzione del Vecchietta.

     

Pieve dei Santi Pietro e Paolo

Di nuovo in cammino imboccando strada Maremmana, dopo quasi 8 km giungeremo a Montepescini dove ci attende la pieve dei Santi Pietro e Paolo. La sua origine risale probabilmente all’XI secolo, ma le prime notizie certe sono del secolo successivo. Rimaneggiata nel XVII secolo, mostra i segni dell’origine romanica nella facciata, col tetto a capanna e parato a grosse bozze di pietra intervallate da scansioni in mattone. Gravemente danneggiata durante il passaggio delle truppe pisane nel 1332, subì ulteriori danni alla fine del Trecento per mano delle truppe fiorentine e non fu risparmiata durante il passaggio dell’esercito imperiale del 1554. Nonostante ciò, fu sottoposta a continui interventi di restauro che ne preservarono la struttura. Gli altari barocchi a volute e ovali di stucco bianco conservano una pala seicentesca, copia della tavola del Sodoma con due santi.

Chiesa di San Michele Arcangelo

Tempo di rimettersi in viaggio per la nostra ultima tappa che ci porterà a Formignano attraverso la Sp33 e 9 km di strada per scoprire la chiesa di San Michele Arcangelo, considerata la parrocchiale del villaggio, scomparso, di Formignano. Nel corso dell’Ottocento, ridotta ormai a sole quattro famiglie la popolazione del luogo, divenne semplice oratorio. La chiesa si trova isolata in mezzo al bosco e conserva in parte nella zona absidale la struttura architettonica originaria in filaretto di pietra calcarea; nell’abside, che termina con una fascia aggettante a sorreggere il tetto, si apre una monofora; conservato anche il portale romanico con arco sovrastante, con la sola sostituzione dell’architrave originario con una cornice a mattoni.

    

Poggio Civitate

Terminato l’itinerario religioso, merita una visita Poggio Civitate situato a sud-est di Murlo, è il luogo dove si insediarono infatti gli Etruschi. Lascoperta del sito archeologico si deve all’intuizione e alla curiosità di Ranuccio Bianchi Bandinelli che stimolato dal ritrovamento di reperti sporadici ipotizzò la possibilità di un importante insediamento nella zona. E così che è venuta alla luce un edificio ricco di decorazioni croteriali. La struttura, distrutta da un incendio intorno al 600 a.C., fu ricostruito poco dopo. La maggior parte dei reperti più interessanti sono stati rinvenuti sotto lo strato di crollo dovute all’incendio e dimostrano come gli abitanti si siano preoccupati di fuggire senza avere il tempo di mettere in salvo gli oggetti. Intorno al 580 a.C. la residenza venne ricostruita sulle macerie del crollo precedente ma con dimensioni più maestose: 18 le stanze realizzate che si affacciavano su un cortile interno caratterizzato da un porticato ubicato su tre lati; sul quarto lato si trovava un templum. All’esterno dell’edificio si trovava una costruzione adibita a cantiere/laboratorio, dove vari artigiani lavoravano la ceramica, l’oro, l’avorio, l’osso ed il bronzo.

Un tuffo nella storia lontana di questa terra che è possibile riscoprire ogni volta con un viaggio diverso, affascinati da storie, forse leggende, che aiutano a mantenere vivo il passato di Murlo.

Brochure a cura di Toscanalibri.it
Testi di Susanna Danisi Coordinamento editoriale:
Elisa Boniello e Laura Modafferi
Foto: Primamedia, Sabrina Lauriston e Leonardo Castelli
Grafica: Michela Bracciali

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