1.4 Sovicille e le pievi dello spirito

Chiese, pievi e abbazie. Il territorio di Sovicille offre numerosi spunti per chi vuole andare alla ricerca di leggende, costruzioni e edifici che trasudano storia; del resto è uno dei comuni più ricchi di tutta la Toscana di borghi medievali, ben cinquantacinque. In auto, a piedi o in bici il territorio pianeggiante ben si presta per escursioni di tutti i tipi e per tutta la famiglia. A cominciare dal capoluogo, Sovicille, nella cui piazza Marconi, nel cuore del centro storico, troneggia la pieve di San Lorenzo, intitolata al martire spagnolo morto nel 258 d.C., che è anche patrono del paese.

 

La Pieve di San Lorenzo

Lorenzo era anticamente considerato il protettore dei minatori, dei boscaioli e di chi lavorava la legna, anticamente considerato uno degli elementi fondamentali per gli scambi commerciali e per la sussistenza delle comunità. La sua festa si celebra il 10 agosto e nell’iconografia appare come un diacono con la tonsura, rivestito da un’ampia tunica, la Dalmatica e in mano la palma, simbolo del pellegrinaggio. E proprio così si trova raffigurato nell’affresco di Rolando Montagnani e Paolo Angeli all’interno della chiesa sulla parete sinistra della navata. Incerta è l’origine dell’edificio, dalla unica navata, anche se alcuni documenti storici farebbero risalire la sua costruzione al periodo Paleocristiano e il suo uso solo per i nobili e funzioni semplici essendo sprovvista di fonte battesimale. Fu nel XII secolo che la chiesa diventa, riedificata e ampliata, una vera e propria pieve dotata di fonte battesimale. Anticamente la chiesa si presentava in modo diverso da quello che si può vedere oggi. L’ingresso era situato nel corso principale (via Roma) con una scalinata. Fu solo nella seconda metà dell’Ottocento (1875-1879 con riapertura al culto il 6 gennaio 1880) che la chiesa acquisì l’aspetto attuale: il senso della navata fu ruotato di 180 gradi, fu aperto l’ingresso da piazza Marconi e costruita la facciata. Oggi al suo interno si può ammirare (nella parete destra anticamente era la sinistra) un affresco di Giorgio di Giovanni, seguace di Beccafumi, che ritrae sullo sfondo di un suggestivo drappeggio sostenuto da angeli, la Vergine con il Bambino e a destra san Cristoforo e sant’Onofrio e a sinistra sant’Agata e san Martino. Un’altra opera da ammirare, la tavola sulla sinistra del transetto, è quella attribuita a Alessandro Casolani che raffigura la Madonna col Bambino incoronata e contornata da Angeli. Considerato il reperto più bello presente nella chiesa, è un architrave, di epoca romana o bizantina, inserito nel portoncino laterale sulla sinistra da dove si accede alla chiesa. Sull’architrave è raffigurata una caccia ai mostri del male e si possono distinguere le figure di un cavaliere armato, un uomo con faretra ed un arciere che combattono contro un mostro simile ad un drago. Tra le ipotesi che l’architrave giunga da un’altra chiesa, presumibilmente la pieve di Ponte allo Spino poco distante, dove sul lato sinistro sopra la porta di ingresso manca proprio una grande porzione di pietra sostituita da bozze di calcare. Ad impreziosire la pieve di San Lorenzo, la torre campanaria a pianta rettangolare alta 20 metri costruita in pietra e mattoni e dotata di due campane. Su quella minore vi è inciso san Michele con tre santi recanti in mano vasi di fiori. Nell’agosto 1903 una delle due campane cadde e il Consiglio comunale per salvaguardare l’incolumità pubblica decise di avviare le pratiche per il restauro, concedendo la somma di 507 lire per l’intervento. Usciti dalla chiesa immersi nell’atmosfera d’altri tempi offerta da piazza Marconi è possibile riprendere l’auto o la bici per dirigersi a qualche chilometro di distanza alla scoperta della pieve di San Giovanni Battista più conosciuta come pieve di Ponte allo Spino.

 

Pieve di Ponte allo Spino

Percorrendo la SP 37 costeggiata da paesaggi verdeggianti che d’estate si trasformano in tappeti di girasoli, sulla destra appare la pieve di San Giovanni Battista (anche detta pieve di Ponte allo Spino), tappa della via imperiale che collegava la via Cassia all’Aurelia a partire da Porta San Marco, attraverso Costalpino, Bagno a Soma, la pieve per poi proseguire verso Radicondoli, Montieri, Monterotondo e il mare. La pieve posta sul ponte sul torrente Serpenna, fu costruita dai monaci Vallombrosiani di Torri tra la fine del XII secolo e gli inizi del XIII e, seppur rimaneggiata attraverso i secoli, conserva ancora oggi alcune caratteristiche che la rendono uno dei più suggestivi esempi di influsso francese a cui sono state mescolate arte e creatività locale. Costruita in tufo e in pietra calcarea, la pieve è costituita da tre navate e sul lato posteriore presenta tre absidi. Inglobata nella struttura della chiesa la torre campanaria costruita in epoca antecedente alla chiesa. A circondare la pieve numerosi elementi e edifici: da un arco posto a destra dell’entrata si accede ai resti di un piccolo chiostro e a un edificio su cui si aprono alcune finestre bifore ed una porta ad arco acuto. Nel Duecento attorno alla chiesa sorsero un chiostro e una canonica per ospitare la vita collegiale del clero. Dalla fine del Quattrocento la pieve è stata scelta come residenza di campagna degli arcivescovi di Siena. Oggi la pieve è ancora sede di messe e celebrazioni matrimoni.

Chiesa della Compagnia della Madonna

Usciti dalla chiesa merita una visita la piccola chiesa della Compagnia della Madonna che dista solo 650 metri dalla pieve (è consigliato non percorrere il tragitto a piedi). Nata agli inizi del XV secolo come piccolo oratorio della laica confraternita della Santissima Concezione, la chiesa è stata rifatta nel 1650 per volere dei marchesi Chigi.

      

Pieve di San Giusto a Balli

Risaliti in auto (il percorso è anche per bici e moto e può essere compiuto a piedi) percorrendo la Strada di ponte allo Spino arriveremo alla pieve di San Giusto a Balli. Considerata una delle più antiche testimonianze dell’epoca romanica nel territorio senese insieme alle pievi di Molli e di Pernina, la pieve di San Giusto costruita in pietra è citata in alcuni documenti già a partire dal 1078. Anticamente era a tre navate ma verso la fine del secolo XVII, un pievano fece chiudere una navata per trasformarla in cella vinaria. A caratterizzare questa chiesa è la presenza all’interno di pilastri circolari che alternano il rosato dei mattoni al bianco della pietra calcarea. All’esterno, elemento caratterizzante è l’abside che presenta frammenti di travertino a ciottoli di fiume e a pezzi di laterizio.

Pieve di San Giovanni Battista

Proseguendo lungo la strada di Piscialembita dopo circa 6 km si arriva alla pieve di San Giovanni Battista a Pernina, dopo aver percorso una strada in salita costeggiata da un bosco di lecci e girando in una stradina a sinistra. Le prime notizie dell’esistenza di questa pieve risalgono al 1078, è una chiesa a tre navate costruita in conci di calcare cavernoso color avorio con abside e copertura lignea. All’esterno della chiesa è presente una torre campanaria alta 22 metri costruita in due epoche diverse: la parte basamentale risale alla prima metà del XII secolo mentre la parte superiore risale alla fine dello stesso secolo.

            

Romitorio di Cetinale

Rimettendoci in cammino (questa volta solo a piedi) basterà percorrere meno di un km seguendo le indicazioni per giungere al Romitorio di Cetinale, sempre più immerso nel verde e nel silenzio di boschi di faggi e lecci che invitano alla meditazione e alla pace interiore. Si tratta di una struttura in cui anticamente viveva un gruppo di eremiti, sottoposti all’autorità ecclesiastica del Vescovo di Colle Val d’Elsa e legati al padrone di Cetinale da particolari obblighi: servire le messe, fare a richiesta alcune opere di carità, visitare la cappella della villa una volta al mese pena il licenziamento. I monaci dedicavano le loro giornate alla cura degli ammalati e all’assistenza ai moribondi; vivevano in condizioni molto umili e solo quando non ce la facevano a vivere di elemosine, ricevevano le provviste dalla Villa. Per accedere al romitorio, che si trova su un’altura, bisogna percorrere una scala di oltre 500 metri, la Scala Santa composta da 200 scalini in pietra, spesso percorsa dai fedeli per penitenza (per percorrerla vi è tuttavia la possibilità di passare da uno stradello che passa da pieve a Pernina). Oggi la cappella e le stanze degli eremiti non sono visitabili, si può solo ammirare il romitorio dall’esterno e immaginare la vita che qui si svolgeva. La Villa che sorge qui vicino fu costruita da Flavio Chigi per celebrare l’elezione a Papa dello zio Fabio Chigi, con il nome di Alessandro VII tra il 1676 ed il 1678; solo successivamente fu costruito il romitorio (1716) insieme alla Tebaide, luogo di meditazione e espiazione. La leggenda narra che la scala santa e la tebaide furono fortemente voluti da Flavio per espiare l’uccisione di un rivale in amore.

 

Chiesa di San Bartolomeo

Riprendendo il percorso e seguendo Strada di Cetinale per 3,5 km arriviamo alla chiesa di

San Bartolomeo a Ancaiano. Antica chiesa medievale, fu gravemente danneggiata dalle truppe imperiali durante la guerra di Siena e ricostruita in stile rinascimentale nel 1660 per volere di papa Alessandro VII su disegno di Baldassarre Peruzzi nato nel 1480 nella stessa località di Ancaiano. La chiesa ha una pianta a croce latina ed un’unica navata sormontata da una volta a botte conclusa da un’abside semicircolare. Degli arredi medievali si conserva nel Museo civico e d’arte sacra di Colle Val d’Elsa la tavola Madonna col Bambino attribuita a Segna di Buonaventura.

Poggiarello di Toiano

Se invece il nostro itinerario riparte dalla pieve di Ponte allo Spino, lasciandocela alle spalle e imboccando la strada di Caldana ci avviamo verso Poggiarello di Toiano, castello medievale che sul lato orientale presenta una piccola cappella dedicata a sant’Agostino e realizzata nel 1558 da Augusto Sigismondo Chigi, forse su disegno di Baldassarre Peruzzi.

  

Chiesa di San Pietro

Percorrendo a ritroso la strada che ci ha portati fin qui e tornando alla pieve di Ponte allo Spino, proseguiamo sulla SP37 in direzione Siena, dopo qualche chilometro bisognerà girare a destra seguendo l’indicazione Volte Alte e seguire la strada fino ad arrivare a Barontoli. Qui merita una visita la chiesa di San Pietro, struttura romanica risalente al 730, anno in cui i Longobardi fondarono l’abbazia di Sant’Eugenio a Siena e la dotarono di beni e possessi tra cui la chiesa di San Pietro. Oggi di quella struttura rimane ben poco, essendo stata rifatta nel 1700 con interventi di recupero anche nei secoli successivi. Attorno a questa chiesa esiste una curiosa leggenda: sul luogo in cui sorge l’edificio, anticamente c’era un tempio romano sacro al dio Fauno che, in epoca cristiana, sarebbe stato poi dedicato a san Pietro. Verità o mito nessuno lo sa ma è già tempo di rimettersi in marcia per scoprire un nuovo suggestivo luogo delle terre di Sovicille.

Pieve romanica di San Giovanni Battista

Riprendendo la SP37 direzione Rosia dopo 8,2 km arriviamo alla pieve romanica di San Giovanni Battista, considerata uno dei centri religiosi più importanti nella vita medievale senese. Situata nel cuore del paese, la pieve presenta oggi un orientamento diverso a quello antico: l’attuale facciata corrisponde alla parte posteriore originaria. Di particolare interesse è il campanile molto ben conservato composto da monofore, bifore, trifore e quadrifore secondo il modello stilistico lombardo.

         

Abbazia dei monaci Vallombrosiani

Proseguendo il nostro itinerario lungo la SP99 dopo 2,4 km arriviamo in uno dei borghi più suggestivi del territorio: Torri. Un luogo dove ancora oggi si respira un’aria medievale grazie all’ottimo stato di conservazione del borgo sorto nel 1069 intorno all’abbazia dei monaci Vallombrosiani. La sua costruzione venne decisa da Papa Alessandro II, per intercessione di Beatrice di Lorena. L’abbazia era molto influente nel XIII secolo, diventando anche residenza vescovile. Dell’antico edificio oggi rimangono la chiesa, ristrutturata in stile gotico, e un chiostro in stile romanico molto suggestivo.

Pieve di Santa Mustiola

Di grande interesse è il medievale monastero della Santissima Trinità e Santa Mustiola, meglio conosciuto come pieve di Santa Mustiola, unico in Toscana ad avere conservato integri i caratteri romanici: undici arcate per ogni lato, sostenute da esili colonnette che sostengono capitelli riccamente scolpiti con motivi vegetali. All’interno della chiesa l’altare maggiore realizzato in pietra e una tavola di Luca di Tommè raffigurante la Madonna col Bambino.

     

Pieve di Molli

Rimettendoci in cammino e ripercorrendo la SP99 per poi imboccare la SP37, ci troveremo sulla Strada Provinciale 52 della Montagnola Senese che attraverso via Molli ci porterà dopo 12, 8 km alla pieve di Molli. Ci troveremo di fronte ad un edifico molto semplice a navata unica dotato di campanile. Sorge in uno dei punti più alti della Montagnola Senese e sullo spartiacque che divide la Val di Merse dalla Val d’Elsa. Le origini della pieve di Molli sono molto antiche e notizie se ne hanno già nel 1078, quando la pieve fece parte della donazione della contessa Matilde di Canossa ai Vescovi di Volterra. Sopra la chiesa sorge un piccolo cimitero, sulla sinistra del quale si apre un viottolo in pianura che in 100 m arriva a delle vecchie cave di marmo ormai abbandonate. Vicino alle cave si può ammirare il Castagno secolare, detto Il Castagnone. In questa zona, infatti, attorno alla pieve anticamente sorse una comunità dedita ad un’agricoltura molto fiorente di seminativi, viti e castagni. Il nostro itinerario termina in questo luogo secolare ancora oggi meta di raduni e pellegrinaggi, dove si può respirare un tempo ormai lontano che ha lasciato tracce indelebili di una storia ancora tutta da scoprire.

 

Brochure a cura di Toscanalibri.it
Testi di Susanna Danisi Coordinamento editoriale:
Elisa Boniello e Laura Modafferi
Foto: Primamedia, Sabrina Lauriston e Leonardo Castelli
Grafica: Michela Bracciali

I Comuni di Terre di Siena